Imparare a fare teatro in classe
Report della III BU del Liceo Leonardo da Vinci in tirocinio formativo presso la scuola primaria di Ponte Ronca. Gruppo B (Valentina, Andrea M, Vincenzo, Miriam, Matilde, Alexia, Elisa, Sara)
I bambini, nonostante ci avessero incontrato per la prima volta non hanno esitato a presentarsi e a cercare la nostra attenzione. Sono stati nel complesso molto bravi e si sono mostrati contenti di tutti i giochi a loro proposti. Attraverso questa esperienza siamo riusciti ad osservare i comportamenti dei bambini nei confronti di persone esterne al loro gruppo classe e più grandi e siamo riusciti a notare la rete di legami che c’era tra di loro. Con i giochi siamo riusciti a creare nuovi collegamenti tra i bambini, specie tra maschi e femmine. (Valentina)
Questi due pomeriggi trascorsi nella scuola primaria di Ponte Ronca per l’attività di scuola lavoro proposta dal nostro istituto mi hanno lasciato piacevolmente sorpreso. Inizialmente nei confronti di questo programma sono rimasto abbastanza deluso perché mi aspettavo una quantità maggiore di ore pratiche e credevo che le proposte di Stefano non fossero molto inerenti al compito che poi saremmo andati a svolgere. Ma fortunatamente mi sbagliavo, all’interno della scuola di Ponte Ronca ho potuto assistere allo svolgimento di giochi ed esercizi testimoniando quanto riescano a divertire, far fantasticare e riflettere i bambini. Anche io ed il mio gruppo abbiamo proposto due diverse attività con le quali abbiamo intrattenuto gli scolari facendo nascere punti di riflessione e confronti sulle diversità, sui pregi e sui difetti dei compagni. È stata una bella esperienza, perché dopo molte lezioni abbiamo potuto interagire direttamente in un campo che molto probabilmente sarà inerente al nostro futuro. (Andrea)
Durante le attività pomeridiane di alternanza scuola-lavoro ho capito come il teatro, o comunque laboratori ad esso affini, possano essere non solo interessanti e divertenti ma anche molto intensi ed efficaci per esprimere qualcosa. Questa espressività viene colta sia dall’attore che dallo spettatore. Una comunicazione che non ha bisogno di tanti preamboli, che non presenta parentesi o spiegazioni, bensì è diretta e immediata. Non vi è modo per aggirare se stessi: l’attore mette nella sua parte sempre una parte della propria personalità e lo spettatore riceve quanto trasmesso facendolo suo, modificandolo e dando un’interpretazione diversa che lo rispecchia. Così quando agli alunni di quarta elementare, che ci sono stati affidati, abbiamo proposto diverse attività essi ci hanno mostrato, con entusiasmo e passione, il proprio essere, le loro esperienze e hanno saputo superare alcuni ostacoli presenti nel gruppo-classe. Ciò che più mi è rimasto in mente è sicuramente come comportarsi con un bambino: considerarlo come nostro stesso pari utilizzando dunque i suoi mezzi e, a volte, pensare come lui. (Vincenzo )
Per due martedì ci siamo recati alla scuola primaria di Ponte Ronca, conoscendo piano piano e stando con loro dei bimbi di quarta elementare. Il primo martedì per iniziare ci siamo presentati e si sono presentati, e dopo abbiamo proposto il gioco che avevamo pensato; il gioco consisteva ne formare una rete di comunicazione attraverso un filo rosso passandoselo tra un compagno e l’altro, non semplicemente dicendo il nome del compagno a cui si desiderava passarlo, ma dicendo una qualità o un aspetto caratteriale che rappresentava il compagno. Dopo di che ci siamo disposti in cerchio e ci siamo presentati, non solo dicendo il nome (ciò che abbiamo fatto all’inizio) ma anche raccontando qualcosa di noi, delle nostre passioni, della nostra famiglia, delle nostre materie preferite a scuola e delle cose che ci piace fare; dico nostre perché anche noi ci siamo messi in gioco, io con i miei compagni per poter permettere anche ai bambini di conoscerci meglio. Infine ci siamo salutati con la scossa… Il secondo martedì, è stato molto divertente perché abbiamo proposto un gioco con delle modalità diverse dal solito. Il gioco consisteva nel formare delle coppie formate da un maschio e una femmina formando delle posizioni toccandosi varie parti del corpo l’uno con l’altro. Il secondo gioco che gli abbiamo proposto era un labirinto da percorrere per arrivare al compagno corrispondente sempre con le coppie del gioco precedente; questo labirinto si complicava sempre di più fino ad arrivare all’ultimo step pieno di ostacoli che dovevano percorrere insieme, le coppie, il compagno bendato veniva guidato dall’altro. Il messaggio che volevamo lasciare con questo labirinto pieno di ostacoli è proprio quello di superarli ma non solo, di superarli insieme, aiutandosi. Infine ci siamo salutati con la scossa e un po’ di tristezza, visto che sapevamo di non rivederli più. (Miriam)
Fin dalla prima volta i bambini sono stati aperti e curiosi di conoscerci, hanno partecipato attivamente alle attività e legato nuovi rapporti sia all’interno della classe che con noi. Abbiamo potuto vedere come un bambino si comporta con i suoi coetanei con occhi più adulti e abbiamo cercato di approcciarci a loro nel modo migliore possibile. (Matilde)
L’esperienza scuola lavoro con i bambini, è stata molto interessante e utile. Il nostro gruppo si è impegnato in giochi che potessero abbattere i pregiudizi sulle differenze tra le femmine e i maschi. Oltre a questo abbiamo fatto anche il gioco del filo rosso, per far capire che tutti noi siamo uniti da un “filo involontario” (mito del filo rosso). (Alexia)
Questa esperienza mi ha formato molto. Mi ha permesso di sentirmi una bimba innocente e libera, con tanta voglia di giocare e urlare. Sono stata con i bimbi ed ero felice, perché sapevo che non mi avrebbero giudicata e che ci saremmo divertiti tantissimo. Ho imparato tanto, sia grazie a Stefano che grazie ai bimbi, dalle piccole cose alle più grandi. Ho imparato che per far felice le persone basta anche un piccolo gesto fatto con il cuore e con impegno. È stata un’esperienza bellissima, soprattutto quando i piccoli sono venuti da noi quando stavamo per andare via e ci hanno abbracciato forte perché non volevano che ce ne andassimo. (Elisa)
Nei due incontri che abbiamo fatto con i bambini abbiamo giocato sullo spazio e sulle relazioni. Con un filo rosso che li univa e che andava a creare un disegno, hanno provato a dire una caratteristica che apprezzavano dei compagni. Penso sia stato efficace e soprattutto bello perché credere in se stessi e sentire che anche qualcun altro crede in te e ti apprezza per quello che sei, è qualcosa di molto importante. I bimbi si sono divertiti e inoltre si sono conosciuti meglio. (Sara)
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