Insegnare a fare teatro in classe

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Ho incontrato  questi 23 ragazzi del Liceo Leonardo da Vinci , classe III BU,  nel progetto di alternanza scuola lavoro Maestri, domani coordinato dal Teatro Laura Betti di Casalecchio di Reno. Con loro, ho fatto 10 ore di laboratorio teatrale a scuole e dopo 10 ore di tutoraggio presso la scuola primaria. 

Un laboratorio  teatrale è un luogo dove scommettere,  perché non si rischia nulla, un luogo dove ci si mette in gioco. Come formatore teatrale  quando incontro bambini e ragazzi prima di incominciare il laboratorio teatrale mi pongo tante domande e riflessioni: cosa posso dare a loro di utile? Sento l’urgenza e la necessità di difendere le pratiche artistiche ed espressive nella scuola, perché la scuola è un luogo pubblico sulla quale investire, un luogo pubblico inclusivo nel quale si incontrano/confrontano alla pari ragazzi e ragazze di diverse condizioni sociali e culturali.

Un  laboratorio in Educazione teatrale come questo, quando  non ha l’esigenza di creare uno spettacolo, può essere una grande opportunità: si può trasmettere l’entusiasmo della ricerca artistica, la passione per il teatro, l’emozione della scoperta creativa, alimentare e praticare  il dubbio e il pensiero critico.  

Nelle dieci ore ho cercato di portare la mia  esperienza: il teatro a scuola è un occasione per riscoprire il valore del “silenzio”, del “racconto” e  del “corpo”. I bambini ci esternano (ma anche ci osservano) attraverso una trama di azioni ed emozioni i loro vissuti e i loro punti di vista sul mondo. Quindi perché non partire da noi stessi? Quale visione abbiamo dell’infanzia? Quali bisogni? Come il gioco del teatro può essere utile per comprendere noi stessi e la realtà?

Fare teatro a scuola non può che essere un atto educativo nel quale, attraverso l’insieme di elementi d’espressività, di azione, di sensibilità si mette al centro la relazione, un gioco dove la mimesi diventa una pratica capace di dare corpo alle sembianze della realtà per trasformarla, capirla e interpretarla.

Siamo partiti  con tante domande e riflessioni, dialoghi/ analogie  sul mondo dell’infanzia

  • che tipo di idea  ha ognuno di noi dei bambini
  • qual è  il “fuoco”  che ci muove quando lavoriamo  con loro? 
  • quale gioco proporre?
  • come entrare in  un processo artistico con  loro?

Durante il laboratorio ho proposto vari giochi e  diverse tecniche sulla messa in scena pensata per un pubblico di bambini. E’ stato  interessante vedere come ragazzi di 17 anni ( in piena adolescenza) si mettono in gioco fingendosi bambini piccoli.

Per prima cosa ho chiesto a loro di scrivere un racconto personale autobiografico sulla loro infanzia o scegliere un piccolo testo rappresentativo

Parola chiave bambino
“ Bel bambino , bel capriolo, ecco il mio pianto ecco il mio duolo, ancora una volta io tornerò e poi , per sempre , più non verrò”
Anche una piccola suggestione è capace di far esternare al bambino tutte le sue emozioni, i bambini sono tutti in relazione e connessi tra loro:
Valentina, classe 3BU , Liceo Leonardo da Vinci

Parola chiave tana
“ Quando suonava la campanella della ricreazione io e i mie amici ci precipitavamo alle tane (dei cespugli nel giardino della scuola). Chi arrivava prima aveva il ruolo del narratore, quindi quando tutti avevano scelto l’animale mitologico, il narratore decideva lo svolgersi della storia , fino alla campanella del fine intervallo:”
Matilde , classe 3BU. Liceo Leonardo da Vinci

Quando si tratta di pensare a un regia formativa come questo laboratorio , si mettono in gioco tanti elementi. Il teatro è un arte complessa, dove tutti gli elementi che  lo compongono (parola, gestualità, musica, ritmo e silenzi) si uniscono verso un obiettivo: raccontare/ raccontarsi attraverso la metafora.

Il teatro è un idea che metti in scena, come  porti questa idea?
Il bambino è anche un spazio , come crei  un spazio magico per loro?
Il bambino  ha bisogno di entrare in un luogo protetto e apparecchiato, 
quali parole e immagini si consumano con loro?
E come, queste parole le fai camminare in questo spazio ?

Come conduttore ogni fine percorso mi pongo tante domande , riflessioni, sguardi e visi. In un laboratorio  teatrale come questo dove non c’era l’esigenza di creare uno spettacolo, trovo che il rispetto, la fiducia e la ricerca  siano gli ingredienti fondamentali. Quello che si crea dentro un’aula scolastica è qualcosa di irriproducibile, credo che i bambini e  i ragazzi hanno bisogno di ascolto(vero) , di tempo, uno spazio neutro per depositare i loro pensieri. 

Stefano Vacchi
Formatore Ass. Cult. Cantharide (Zola Predosa, Bologna)

 

Maestri, domani

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