PROCESSO CREATIVO
La Classe mette in moto quel modo di capire il mondo che il teatro dispone come suo specifico rispetto al modo di capire il mondo che vige a scuola. “La Classe” attua un processo pedagogico basato sull’essere l’altro, sull’inversione di quei ruoli che a scuola vengono di norma ogni giorno confermati.
Nel processo di scrittura come in quello di attuazione scenica, ogni studente è diventato insegnante: ha scelto di quale tecnica, quale arte, essere docente, tra le molte che si apprendono in un istituto tecnico, e ha preparato la sua lezione, nelle parole e negli atteggiamenti. Ha messo a disposizione la sua maestria in arti antiche come il copiare, scomparire, giustificarsi, procrastinare, rispondere in modo assurdo, affrontare una tempesta di prime volte, baciarsi, svegliarsi prestissimo, ottimizzare il peso dello zaino, trarre coraggio dalla paura, riconoscersi individuo, solo e libero.
I drammaturghi hanno a lungo lavorato al fine di calibrare e predisporre per ogni insegnante una prova di verifica in 8 domande a cui rispondere oralmente. La prova è stata somministrata di fronte alla macchina da presa e i docenti hanno risposto per quello che sanno: essere, evocare, rielaborare, sintetizzare, immaginare, giocare, svelare di sé stessi e del proprio lavoro – di insegnante ora, di studente ieri, di performer tutti i giorni.
All’entrata viene consegnato a tutti un foglio di sala numerato con indicate le lezioni del giorno. Ad alcuni spettatori, designati da un numero estratto “da una pagina a caso di un libro a caso”, toccherà rispondere alla domanda: “Quale lezione vuoi ascoltare?”. Si tratta di una domanda semplice ma sufficiente ad attivare il gioco crudele delle interrogazioni a sorpresa. Del destino.